Interviste e confronti: ETTORE PINELLI, artista visivo
Spazio PPP: Ciao Ettore, ci descriveresti brevemente il tuo lavoro e la tua ricerca?
Ettore Pinelli: Ciao Serena ed Alessandro.
La mia ricerca è incentrata sull’osservazione antropologica degli aspetti relazionali della natura umana. Il mio interesse è di indagare, a partire da una visione reale, di estrazione mediatica, circa diversi accadimenti in cui la perdita del dato razionale e del controllo, delineano contesti definibili “al limite”, perché ritenuti incontrollati e violenti.
I media che utilizzo nella mia pratica sono principalmente la pittura e il disegno, con una propensione verso la fotografia e il video, come mezzi di supporto documentativo.
SPPP: Hai riflessioni rispetto allo stato dell’Arte nel panorama culturale italiano?
EP: Complicato e controverso come sempre.
SPPP: Hai progetti che vorresti realizzare, che non hai ancora realizzato o che invece stai realizzando di cui vorresti parlare?
EP: Quella che vorrei da sempre realizzare, è un’operazione semplice ma allo stesso tempo molto complessa, ovvero una mostra con una sola, unica opera installata, perfettamente bilanciata tra valore estetico e contenutistico, e capace di riempire lo spazio con un peso visivo e concettuale che potrei definire “ingombrante”, a prescindere da qualsiasi formato essa sia.
SPPP: Spazio PPP è uno spazio fisico ma anche un archivio virtuale. C’è qualcosa che vorresti trasmettere, che possa rimanere come traccia leggibile del tuo pensiero presente, al futuro?
EP: Ciò che tenterei di trasmettere è un valore, ovvero la reale funzione dell’opera, lontana da obiettivi secondari quali il collezionismo e la speculazione commerciale. L’opera dovrebbe essere una lucida e veritiera testimonianza delle contraddizioni del nostro tempo, capace di assorbire e rilasciare lentamente contenuti ed informazioni, senza esaurirsi in tempi relativamente rapidi.
SPPP: Negli ultimi due anni, l’esperienza artistica e sociale si è confrontata con nuove realtà e modalità di approccio, ne sono esempio l’incremento del virtuale e dell’utilizzo dei social per la diffusione delle opere. Diffusione e fruizione però non sempre vanno di pari passo per tempi, modi, luoghi e necessità. Cosa ne pensi a riguardo?
EP: Io ritengo che il rapporto fisico con le opere sia un rapporto insostituibile, e lo considero un dato oggettivo. L’opera andrebbe sempre percepita nella sua fisicità e letta attraverso la sua dimensione di destinazione, lo spazio che la accoglie e la restituisce ad una visione.
La virtualizzazione non potrà mai restituire l’odore della pittura e le sensazioni sotto pelle che ne scaturiscono in relazione.
Per quanto riguarda l’utilizzo dei social, andrebbero considerati unicamente come mezzi di supporto, sia al lavoro degli artisti, che delle gallerie o delle fondazioni, qualsiasi utilizzo in eccesso o strumentalizzazione, potrebbe solo essere dannoso ed andare a svantaggio di chi ne sta abusando, ne è un esempio lampante il caso dei quattro falsi collezionisti e dell’artista inesistente, smascherati di recente su Instagram.
Instagram: @ettorepinelli
Hands of parliament, Taipei (payne grey), 2021 - olio su tela, 200x150 cm - Courtesy archivio Ettore Pinelli
(photo credits: Daniele Cascone)